sabato 13 febbraio 2010

UFFICIALE E POCO GENTILUOMO

Provengo da una famiglia in cui mio padre ha sempre fatto passare avanti le signore. Ricordo, come fosse ora, una messa di mezzanotte piena zeppa di gente; io e i miei genitori eravamo arrivati per tempo per trovare un posto e ricordo mio padre alzarsi per far sedere una donna incinta arrivata allo scoccare della mezzanotte e lui in piedi per tutta la durata della funzione.

Forse è per questo che sono rimasta colpita dalla maleducazione incontrata in questi mesi nei confronti delle donne incinte e delle mamme a spasso con i mimmi.

Per esempio, quel giorno all’inps.

Premetto che io odio tutti i posti in cui devi attendere il turno allo sportello con in mano un bigliettino con codici tipo GHDJ65, CHU43, DHJDF78, ma questo è un problema mio.
Comunque, mi siedo col mio pancione di otto mesi sulle scomode sedie delle inps con il mio bigliettino recante il codice HDJ32 e attendo pazientemente il mio turno……
Bbbbippp HDJ31…urka, hanno chiamato il numero prima del mio…bene…tra poco sta a me…bbbbbbbbip…HDJ32..ah che fortuna, il tizio prima di me non c’è….sta a meeee…eccomi..arrivoooooo!
Mi alzo scattante (‘zomma…scattante per quel che può scattare una che sembra che abbia dimenticato che i cocomeri si mangiano a fette) e arrivo allo sportello.
Comincio ad esporre il mio caso ed ecco che arriva HDJ31…sììììì arriva il tizio che era prima di me in base agli stupidi codici e che si era addormentato sul water, acceso una sigaretta, rotto le balle… non so…insomma il tizio che quando era stato chiamato non si era presentato e che per me ormai aveva perso la sua occasione.
Invece HDJ31 dice di essersi allontanato solo un attimo e che c’era lui prima di me.
Lo guardo incredula, porca miseria, HDJ31 che cavolo dici??? Primo, hai dormito e poi, non lo vedi che sono incinta??????
Niente, di fronte all’omertoso silenzio dell’intendente inps, me ne torno sulle seggioline scomode ad aspettare che HDJ31 finisca i suoi porci comodi.

Questo è uno dei numerosi episodi di scarsa gentilezza a cui ho assistito in questi mesi, e mi colpisce. Mi colpisce come il fatto che, per lo meno a Firenze, nei posti macchine per famiglie all’ikea, difficilmente si vedono parcheggiare babbi e mamme con bambini al seguito.

Ancora una volta, quindi, come dice Margaret Mazzatini, la speranza è dei figli: la speranza che divengano uomini e donne capaci di atteggiamenti gentili e cortesi nei confronti delle donne, dei disabili, degli anziani insomma, la speranza che divengano uomini e donne capaci di fare piccoli grandi gesti di civiltà.

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